Ricordi di Quarto Miglio di Wanda Puca

DATA DI ARRIVO E ORIGINI DELLA MIA FAMIGLIA

Mi chiamo Vanda Puca e sono venuta ad abitare a Quarto Miglio con la mia famiglia nel 1927, all’età di 2 anni.

Mio padre si chiamava Francesco Puca, era Maresciallo Maggiore dell’esercito e mia madre si chiamava Elsa Pistoi.

Precedentemente abitavamo a via Clelia, nei pressi di Villa Lazzaroni.

MOTIVO DEL TRASFERIMENTO

L’intenzione di mio padre, in realtà, era di trasferirsi in zona Piazza Re di Roma insieme al suo collega di caserma Fatuzzo (trasferitosi anche lui, alcuni anni dopo, a Quarto Miglio), ma l’acquisto non andò in porto e scelse di prendersi un terreno in questa zona dell’Agro romano. Lo acquistò da De Paolis, costruttore di uno stabilimento cinematografico sulla Tiburtina, il quale era proprietario di vasti appezzamenti di terra nella zona.

NOME DELLA ZONA

All’epoca, questo territorio si chiamava “Quarto dello Spavento”, per via, probabilmente, dei briganti che si nascondevano sotto i ponticelli presenti in questa zona completamente disabitata. Uno di questi ponticelli si trovava dove ora c’è via delle Tre Taberne, mentre l’altro era all’altezza del vivaio Chiti.

Il nominativo ‘Quarto dello Spavento’, come è facile immaginare, non invogliava la gente a trasferirsi in questa zona. Così, il signor De Paolis sollecitò di cambiare il nome al fine di poter vendere più facilmente i suoi lotti.

ABITAZIONE

L’abitazione, fu fatta progettare da mio padre intorno al 1924 come casa rurale.

Oggi si trova al civico di via al Quarto Miglio n° 23, ma all’epoca la strada si chiamava Via di Santa Maria Nova ed era al civico 13.

Nella casa non avevamo sistemi di riscaldamento. Usavamo scaldare i mattoni sul fuoco o riempire le bottiglie di acqua bollente.

Il sistema di illuminazione si basava su dei fili volanti, tanto che, appena pioveva, la luce andava viva. Di conseguenza, per studiare, ho utilizzato le candele fino al conseguimento del diploma.

SITUAZIONE DEL TERRITORIO

Prima del nostro arrivo, esistevano edifici soltanto sull’Appia Nuova: la struttura in ferro del vigneto ‘Uva di Roma’, la trattoria con lo stesso nome gestita dalla famiglia Grappasonni e, dopo un tratto di campagna, una serie di abitazioni piccole che arrivavano fino a via Palazzolo. Probabilmente, l’unico edificio interno presente era il Casale “Di Fazio”.

Quasi contemporaneamente al nostro Casale, nelle immediate vicinanze, furono costruiti il Casale Vallucci ed il Casale Luciani, sui quali è segnato l’anno di costruzione in numeri romani (rispettivamente 1928 e 1929). Salendo verso l’Appia Pignatelli, furono costruiti il Casale Mariani e la chiesetta delle suore francescane alcantarine. Qualche anno dopo arrivò la famiglia Branco, che prese dei fabbricati bassi vicino a noi e successivamente, uno di essi, lo alzò di due piani.

Eccettuati questi edifici, il resto del territorio era rappresentato da prati, vigneti, orti, vaccherie, cave di tufo, di pozzolana e la marrana.

Spesso, quando eravamo piccoli, giocavamo a nascondino approfittando della vegetazione alta e delle cave. Oppure andavamo a passeggiare nel vigneto “Uva di Roma”.

SCUOLE

In via Galloro c’era una Scuola per le prime classi delle elementari. Era di legno e non aveva sistema di riscaldamento.

Entrai a Scuola all’età di 5 anni non ancora compiuti. Avevo la maestra Guerriero, molto severa. Ci obbligava, appena arrivavamo a Scuola, a toglierci le scarpe con le quali eravamo arrivati ed a indossarne un altro paio pulite per non sporcare i locali interni. Per punire gli studenti meno diligenti usava il righello o li obbligava a inginocchiarsi sui chicchi di granturco. Controllava anche la pulizia dei capelli e dei vestiti. Un giorno, notando il collo sporco di un ragazzo, lo obbligò a bere l’acqua con la quale gli era stato lavato il collo. Il giorno dopo l’accaduto, si presentò il padre del ragazzo dalla maestra e le rifilò un calcio apostrofandola con la seguente frase: “Ora vada dal dottore a farsi refertare”.

Va detto che un giorno venne a farci visita la regina Elena di Savoia, che offrì ai bambini delle scatole di caramelle sulle quali erano incise le foto dei sovrani.

Un fabbricato della famiglia Branco, posto sempre di fronte a noi, fu affittato all’Ente Rurale per lo svolgimento di attività didattica, in particolare per il quarto anno delle scuole elementari.

EDIFICI DI CULTO

La prima Chiesa in cui si sono state officiate le liturgie religiose è stata la Chiesa delle suore francescane alcantarine. E’ lì, infatti, che nel 1934 ho fatto la prima comunione e la cresima.

Successivamente, le attività della Parrocchia di San Tarcisio si sono svolte presso il garage del Casale Mariani (corrispondente, oggi, al civico di via Quarto Miglio 56). Al primo piano di tale edificio, infatti, abitava Padre Mazzei, il primo Parroco della parrocchia di San Tarcisio.

Infine, tra il 39 ed il 40, fu costruita l’attuale Chiesa di San Tarcisio.

VIE DI COMUNICAZIONE

L’Appia Nuova era più stretta rispetto ad oggi, era alberata con dei platani e ci passava il tram proveniente da Velletri. Per noi che dovevamo raggiungere l’Appia Nuova, era stato costruito un ponticello di legno su via al Quarto Miglio. Tuttavia, era molto instabile a causa del terreno friabile, tanto è vero che una volta, a causa di un’alluvione, la costruzione cadde giù.

Via al Quarto Miglio, all’epoca, non era stata costruita. Il terreno di riferimento era quasi tutto di proprietà di De Paolis, il quale si decise a cederne una parte ai privati solo dopo parecchie resistenze.

Via Annia Regilla e Via Appia Pignatelli, in linea di massima, presentavano già le caratteristiche che hanno oggi.

MEZZI DI TRASPORTO

I mezzi di trasporto privati erano molto limitati. C’era qualche automobile e qualche carrozza. Nel nostro abitato la famiglia Vallucci aveva un calesse trainato da un cavallo.

Dei mezzi di trasporto pubblici c’era il Tram che da Termini arrivava ai Castelli e viceversa.

ATTIVITÀ ECONOMICHE

Sull’Appia Nuova esisteva già da parecchi anni la trattoria “Uva di Roma” dei Grappasonni, della quale si racconta che ebbe la visita a sorpresa della Regina Margherita nel lontano 1908!

C’era un bar, ad angolo tra via San Tarcisio e l’Appia Nuova, gestito dal signor Coresi.

Per il resto si trattava di attività agricole. C’era il Casale Fazio con la vaccheria, presso al quale andavamo ad acquistare il latte e le uova. C’era il vigneto ‘Uva di Roma’ e orti sparsi qua e là.

PERIODO DEL FASCISMO E DELLA GUERRA

Nel periodo in cui al potere c’è stato il regime fascista, la mia famiglia ha vissuto in tranquillità. Al massimo c’era qualche furto di polli, non di più. A Capannelle c’era la Casa del Fascio (comandata da Mazzaferro) di fronte all’ippodromo. Mentre nelle vicinanze di Capannelle era stato costruito un Centro Sportivo per i giovani.

Della guerra, ricordo che quando scattavano gli allarmi, la gente si rifugiava nelle grotte formate dalle cave di pozzolana. Per noi, invece, nostro padre aveva costruito un sotterraneo sostenuto da travi ricavati dai binari dei treni.

Nel 44’, invece, la nostra casa fu presa dai tedeschi come Comando generale per le operazioni militari volte a fronteggiare lo sbarco degli alleati ad Anzio. Noi dovemmo trasferirci dal mio nonno paterno. Quando i tedeschi lasciarono casa per la ritirata, tuttavia, non ci portarono via alcun oggetto. Ricordo che usarono i nostri lampadari di alabastro per condire l’insalata di patate.

Una sera avemmo molta paura perché i tedeschi si misero a perquisire tutte le case alla ricerca di armi dopo aver sentito uno colpo di pistola provenire dalle vicinanze. Mio padre, quando loro entrarono in casa, tirò fuori una bandiera tedesca per dimostrare che non c’era alcuna ostilità da parte nostra.

Poi arrivarono gli americani, che misero un accampamento all’altezza dell’Appio Claudio. Visto che mio padre parlava l’inglese, lo presero come interprete e di sera ci portava le scatolette di carne dell’esercito americano.

EVOLUZIONE URBANISTICA

Passata la guerra, si iniziò a costruire baracche, fabbricati molto provvisori, specialmente sulla Via Annia Regilla in direzione dell’Appia Pignatelli.

Successivamente, tuttavia, al posto delle baracche iniziarono a costruire villini più decorosi e lussuosi che hanno dato al quartiere quella fisionomia accogliente e gradevole che conosciamo.

Le strade sono state realizzate o attraverso gli espropri o attraverso la cessione dei terreni in cambio della realizzazione di servizi come le fognature, l’acqua e l’elettricità.

NUOVE SCUOLE

La Scuola elementare in legno di via Galloro, dopo numerose richieste da parte del Comitato di Borgata, fu sostituita negli anni 50’ da un comprensorio di edifici costruiti tra Via San Tarcisio, via San Carlo da Sezze e Via al Quarto Miglio. Mentre pochi anni dopo fu costruito un altro edificio tra via San Tarcisio e l’Appia Pignatelli, dopo aver espropriato un terreno adibito a vigneto e appartenente al Conte Aronica.

EVOLUZIONE ECONOMICA

La famiglia Nicolini, intorno alla fine degli anni 40’, aprì un Forno sull’Annia Regilla, dove ora c’è una rosticceria, ossia esattamente di fronte a dove si trova ora il loro negozio di alimentari.

Il primo bar dentro Quarto Miglio fu messo intorno al 50’ ed era gestito dal signor Antonio. Alcuni anni dopo, verso la fine del 55’, mia suocera decise di aprire un Bar nella piazza antistante alla Chiesa e che di lì a poco si sarebbe chiamata Largo Padre Leonardo Bello.

Successivamente fu aperto anche un Cinema Arena sempre sull’Annia Regilla, dove ora c’è un negozio di mobili, di fronte al bar ‘Veliero’. Si trattava dell’unico diversivo del quartiere e ci portavo mia figlia Rosalba, specialmente d’estate perché era all’aperto.

VISITA DEL PAPA…

Nell’aprile del 1963 venne il Papa Giovanni XXIII a visitare la nostra parrocchia. Fu per noi una grande emozione e motivo di prestigio, perché l’evento fu ripreso dai quotidiani nazionali e dalle televisioni in mondovisione. Fu molto apprezzato il fatto che tutti i partiti sospesero la campagna elettorale in occasione dell’arrivo del Santo Padre. E fu la nostra Parrocchia a coniare per prima il nominativo di “Papa buono” a favore di Papa Roncalli.

5 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. Ivana,Patrizia
    Mag 22, 2022 @ 11:28:22

    Non ho conosciuto la signora ,mi dispiace, adoro questi racconti che vanno custoditi come tesori, grazie Teo! Che la sig.R.I.P. condoglianze alla famiglia…( quando trovo una persona di una certa età che può narrare di solito non me la faccio scappare!!!)

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    • biblioteorema
      Mag 24, 2022 @ 19:11:55

      Grazie Ivana!
      Come Wanda, tra il 2010 ed il 2011 ho intervistato diverse altre persone, tra cui Mario Sciommeri, anche lui ricco di ricordi dettagliati sulle attività che si svolgevano tra gli anni venti e trenta! Un’altra pietra miliare e Antonio Maiuri, di cui ho pubblicato la sua intervista proprio su questo sito.
      Alla prossima!

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  2. Andrea
    Mag 28, 2022 @ 13:24:15

    Mio padre, Gaetano, lavorò nei primi sessanta nel bar della sig Wanda che poi in seguito acquistò e gestì fino al 99…mi parlava spesso di lei

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